#TURISMO / “Oui, je suis Sulcis Iglesiente”

Uno studio dell’Osservatorio regionale sui flussi turistici offre interessanti spunti di riflessione

di Alessandro Baldasserini

I dati, ovviamente, sono ancora parziali ma lo studio redatto dall’Osservatorio della Regione Sardegna sui flussi turistici è particolarmente significativo e offre interessanti spunti di riflessione: il turismo, nel Sulcis Iglesiente, parla prevalentemente il francese. E questo apre nuovi scenari per il futuro, soprattutto in chiave di sviluppo del geoturismo e dell’archeologia industriale.

Il risultato è il frutto di un’indagine a “campione” svolta nelle cinque località di “punta” del turismo nel sud-ovest dell’Isola: Calasetta e S. Antioco, Carloforte, S. Anna Arresi (Porto Pino) e il territorio di Iglesias (Nebida e Masua) e conferma un “trend” già colto nel triennio precedente.

Partiamo, allora, dai dati generali: se Carloforte è la meta preferita principalmente dagli italiani (83% i primi, 17% gli stranieri), S. Antioco all’inverso è quella per gli stranieri (53,5% gli italiani, 46,5% i secondi). Segue Iglesias (65% italiani, 35% stranieri), mentre Calasetta e S. Anna Arresi si attestano con un 70% nazionale e 30% oltre confine. Al netto delle presenze del cosiddetto “turismo interno” sardo, le Regioni che vantano il maggior numero di turisti sono – nell’ordine – Lombardia e Piemonte, mentre Emilia-Romagna e Lazio si contendono il 3° posto, subito tallonate dal Veneto.

Interessante è il dato riguardante la suddivisione per fasce d’età: dove prevale, nettamente, quella dai 45 ai 64 anni (43,5%) seguita, però, da quella più giovane dei 25-34 anni (23,5%), mentre quella intermedia (35-44 anni) si ferma al 19%, fino a calare al 14% degli “over 65”. E ciò indica due precisi “target” turistici: quello “high”, fatto di servizi di alta qualità, natura e cultura, enogastronomia di pregio; e quello “low cost”, principalmente legato all’escursionismo e all’attività sportiva.

Ma, come detto, particolarmente significativo è il riscontro delle presenze straniere: qui, il predominio francese (a cui va aggiunta una piccola ma sintomatica “fetta” belga) è netto, mentre tedeschi e svizzeri si piazzano al 2° e 3° posto, con un buon afflusso proveniente dalla Spagna e Polonia e con gli “onnipresenti” inglesi – qui però in minoranza, come gli olandesi – mentre irrilevante è la quota statunitense. E cosa suggeriscono questi dati? Partiamo dal fatto che il “mercato turistico” francese è molto particolare, diverso per esempio da quello britannico, e per certi versi molto più “settoriale”. Non a caso la Francia, più della Germania, è la “patria” del turismo d’archeologia industriale e il Parco-Museo del Pas de Calais – al confine, toh!, con il Belgio – è considerato il “Louvre” del settore, con i suoi 1 milione e mezzo di visitatori all’anno. Francia, Belgio (e mettiamoci anche la Germania): colleghiamoli al Sulcis Iglesiente, non vi viene in mente nulla? Ecco il motivo di questa presenza: la Storia e la Cultura dell’epopea mineraria, le sue vestigia, il “fil rouge” che le collega. E questo offre enormi potenzialità di sviluppo sul territorio, sempre che le si sappia sfruttare al meglio, promuovendo e coordinando una mirata campagna di promozione e divulgazione. A patto, ovviamente, di sapersi dotare di adeguati servizi all’altezza della situazione che il “target” richiede, a cominciare dall’accoglienza e dal supporto logistico.

Tanto per cominciare: la campagna pubblicitaria del Parco Geominerario, che tappezza il settore “arrivi” dell’aeroporto di Cagliari, non sarebbe meglio e più logico (e anche più utile) esporla alle “partenze” dell’aeroporto di Orly?

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