#SARDEGNA / La Guerra a Rosas

di GIANFRANCO TUNIS

Le dichiarazioni riportate ieri su “l’Unione Sarda”, relativamente alla situazione venutasi a creare nel sito minerario di Rosas, mi inducono – quale ex Sindaco di Narcao ed Presidente dell’Associazione Miniere Rosas – ad alcune riflessioni sull’attuale gestione del Villaggio Minerario che è, ricordiamolo, inserito nel Sistema Museale Nazionale.

Le esternazioni rese dal Sindaco Cani e dal Presidente-Assessore Lai hanno necessità di una attenta analisi, anche se si commentano da sole. Non mi riferisco soltanto ai contenuti di fondo delle loro dichiarazioni ma anche al fatto che, da qualche tempo, i due appaiono come i soli rappresentanti dell’Amministrazione: segno che l’asse politico è stato spostato non so se consensualmente. Appare più come una “alleanza” per potersi “riparare dalla pioggia” che lascia intravedere, purtroppo, “metodi e temi” che nulla hanno a che fare con il concetto di “bene comune”.

E’ questa una oggettiva constatazione se si analizza l’insieme della “politica” espressa, a cominciare da quella turistica, che si sta attuando nel Villaggio di Rosas. Dire che non si è soddisfatti del “percorso” a cui si è arrivati oggi è del tutto pleonastico. La gestione attuale del sito turistico minerario di Rosas appare frutto di una politica disastrosa che tende a cancellare tutte le prospettive di crescita culturale e sociale. Sarebbe da ipocriti non voler ammettere la realtà delle cose: e cioè che si preferirebbe “affondare tutto” pur di non voler riconoscere le scelte e l’opera di altri.

Fin da subito, fin dal primo momento dell’attuale gestione, si è infatti vista una “rabbia” profonda e “iconoclasta” nei confronti di tanti lavoratori di Rosas per poi giungere, così come appare, all’attuale “Caporetto”. Purtroppo, quanto avevano più volte detto “io in testa so cosa va fatto” oppure “io in testa ho un progetto”, si è dimostrata soltanto aria fritta. L’avere in testa un progetto, sfortunatamente, non ha prodotto un risultato apprezzabile anche perché, se i progetti che si hanno in mente non vengono messi per iscritto, restano soltanto idee inespresse. E della “Caporetto” di Rosas non vi è soltanto colpa di una sola persona: è una sconfitta, maturata non certamente nelle “viscere della Miniera”, decisa altrove. Ecco perché ha più di un “padre”. Con la generica accusa dell’esistenza di cospicui debiti, senza spiegarne eventuali ragioni, si è voluta “montare” una rancida critica basata su accuse tese a disorientare i cittadini e i visitatori del sito nonché ad alimentare inutili polemiche. Il ruolo di Presidente dell’Associazione è stato così svilito che appare come “inesistente” e ridotto a pura “caricatura”, tanto che le decisioni vengono prese altrove: a conferma che si tratta di un ruolo dovuto soltanto grazie a logiche “spartitorie” di sottopotere.

Le conseguenze di una struttura organizzata in questo modo si ripercuotono inevitabilmente in senso negativo sull’intera impresa. Così, d’altronde, è più facile addossare colpe ad altri, piuttosto che ad analizzare i propri errori. Davvero sconcertante… Ma è proprio questa la politica turistica che si vuole attuare? Sono questi i lineamenti dell’economia che il “nuovo corso” vuole applicare? Si è dell’avviso che vi sia in atto il tentativo di creare un clima di caos e di incertezze, gridando come al solito “al lupo” per tutti gli usi, purché offendano il passato. Evidentemente, c’è gente che crede di poter utilmente cavalcare il “caos” in senso a essi favorevole ma non certo per l’impresa. Quello che più conta è il modo in cui si gestiscono le risorse in momenti di difficoltà come questi. Non si può certo gestire un’azienda tramite i “social”: una gestione così insoddisfacente, senza una spinta ideale, non può che portare a una minore “attrattività” turistica e a “entrate” economiche che non costituiscono crescita ma soltanto risultati deludenti. Ma forse ciò è proprio quello che si vuole…

Ora, dal citato articolo, emerge una “escalation” di accuse e controaccuse, di argomenti via via sempre più accesi che – come una pallina di ping pong, rimbalzano da l’uno all’altro in una “partita” sempre più infervorata ma che vedrà un solo sconfitto: Rosas. Appare chiaro che non si vuole riconoscere le proprie responsabilità cercando di indirizzarle verso qualcun altro. Accuse di “sprechi” e debiti ricostruiti “a senso unico”, soltanto per fuorviare e dividere la coscienza della gente. Non ha neppure senso, sarebbe un dettaglio fastidioso, elencare tutte le negatività che sono state ingenerate: una sconfitta, come detto, per Rosas ma anche per tutto il popolo di Narcao e del territorio, da cui sarà difficilissimo risollevarsi.

Credetemi, è uno strazio vedere il lavoro e le risorse pubbliche di 20 anni distrutte in così poco tempo! Eppure, negli ultimi due anni, di risorse la Regione Sardegna ne ha stanziate davvero tante: almeno 700.000 euro che, a sentire gli attuali amministratori, non sarebbero bastati a “domare” l’onda del “catastrofismo” annunciato e artatamente amplificato. Il quadro è purtroppo desolante e occorrerebbe davvero “accendere i riflettori”. Infatti, come si è potuto porre in essere delle condotte che hanno sottratto all’Associazione tantissima disponibilità finanziaria per favorire consapevolmente dei creditori non assistiti da sentenze di prelazione? È da ritenere che se “qualcuno” volesse prendere atto di tali “manovre” non farebbe davvero male…

Una parola vogliamo ancora dirla: si valuti davvero con attenzione l’opportunità delle iniziative annunciate anche via stampa, dato lo scenario che potrebbe venirsi a configurare.

NOTA A MARGINE

Sul “caso Rosas”, martedì 7 novembre alle ore 8.10, il nostro Web Editor Alessandro Baldasserini sarà ospite di Radio Star Carbonia per essere intervistato dal Direttore Giacomo Desole. Stay tuned.

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