#FORUM / Bornioli: “Le mie idee sul Parco Geominerario”

L’ex Presidente Confindustria di Nuoro scrive a #GO

di Roberto Bornioli

Dall’ex Presidente Confindustria di Nuoro riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Direttore,

non entro nel merito della questione sulle candidature Unesco che ha suscitato un vivace dibattito sui “social”, anche se condivido alcune perplessità espresse dall’amico Mezzolani. Mi consenta, tuttavia, di svolgere alcune riflessioni circa il ruolo del Parco Geominerario della Sardegna.

Qualche settimana fa ho visitato un bellissimo sito turistico situato nella Valle Aurina, quasi al confine con l’Austria. Si tratta di un’antica miniera di rame ricca di storia, in attività dal Medioevo sino al 1971. Questa miniera è gestita direttamente dalla Provincia Autonoma di Bolzano, insieme al complesso minerario Monteneve-Ridanna (in Val Ridanna), che ho visitato lo scorso anno. Sono solo due le miniere visitabili in Alto Adige, nulla rispetto all’enorme patrimonio minerario disponibile in Sardegna: eppure sono avanti anni luce rispetto a noi. Andrebbero prese da esempio per capire come vanno gestiti i siti geominerari turistici: un’offerta decisamente ricca e adatta a tutte le esigenze, che prevede una serie di interessanti esperienze. Come il trenino che conduce i turisti all’interno della galleria e la visita guidata nell’area didattica, dove vi sono percorsi per i bambini e le scolaresche: e poi l’escursione lungo il “sentiero del minatore”, un vero e proprio trekking tra ruderi, imbocchi di gallerie e affioramenti minerari, oltre alla possibilità di usufruire di un “centro climatico” posto nelle gallerie all’interno della montagna.

La visita al complesso minerario può essere completato visitando il museo di Cadipietra, un paese situato poco più a valle di Predoi, che – oltre ai reperti minerari – ospita anche mostre d’arte contemporanea. Oltre all’attività museale, vi si svolge anche attività di ricerca e vengono stampate pubblicazioni periodiche e libri. Molto ben fatto anche il sito internet, che fornisce informazioni esaustive per visitatori e appassionati. Questi siti geominerari sono gestiti da un Direttore e contano alcune decine di dipendenti e sono ben organizzati: buona viabilità e ampi parcheggi, ottima cartellonistica bilingue, bar-ristorante e servizi, biglietteria e book-shop. Con il dovuto rispetto, tutto un altro mondo rispetto alla Sardegna.

La nostra Isola dispone di un enorme patrimonio geominerario, molto più vasto, ma anche ricco di storia, cultura e tradizioni. A parte alcuni siti meritevoli, questo patrimonio non è valorizzato come meriterebbe: oltre a conservare la memoria storica dell’epopea mineraria sarda, si potrebbe produrre sviluppo e occupazione. Invece non esiste un’organizzazione come quella che ho sopra descritto. Parte del patrimonio immobiliare cade in rovina; non esiste una regìa unica; la Regione si è finora disinteressata e il Parco Geominerario, grande intuizione di alcuni grandi uomini illuminati, è stato per 23 anni un flop, addirittura espulso dall’Unesco. Sussistono alcune interessanti iniziative, come Rosas, Porto Flavia, Argentiera, Funtana Raminosa, Su Zurfuru, Montevecchio: ma vanno avanti con difficoltà, ognuna per conto suo e hanno bisogno (vedi Alto Adige) di contributi pubblici che spesso vengono negati. Occorre un deciso cambio di passo: a volte, basta copiare.

“Caro Bornioli, le piace vincere facile…”

(a. b.) – Caro Bornioli, innanzi tutto la ringrazio per la cortese e gradita attenzione nei confronti di #GO di cui ritengo sia attento e affezionato lettore. Nel leggere il suo autorevole intervento mi verrebbe da dire che a lei piace vincere facile: il quadro da lei dipinto è realisticamente impietoso nella comparazione tra due realtà effettivamente ancora distanti anni luce. Ho tuttavia colto, proprio alla fine, un segnale di fiducia: quella citazione sul “cambio di passo” che ha esattamente dato il titolo all’intervento del Direttore del Parco, Fabrizio Atzori, qui recentemente pubblicato (vedi #SARDEGNA / Atzori: “Rimango qui e rilancio la sfida per un cambio di passo” ). Segno che, quanto meno, siamo tutti già sulla stessa lunghezza d’onda.

Non sto qui a ripetere cose che i nostri lettori conoscono a memoria. Però colgo l’occasione per fare chiarezza circa il riferimento alle candidature Unesco, che ora stanno spuntando come funghi un po’ in tutta la Sardegna. Iniziative benemerite, sia chiaro, ma che rischiano (come in effetti è già avvenuto) di generare della confusione. Mi riferisco, in principal modo, alla candidatura come “Paesaggio culturale” dei siti geominerari del Sulcis Iglesiente, che qualcuno ha scambiato per la ricandidatura del Parco all’Unesco Global Geoparks. Sono due settori, nell’ambito Unesco, che hanno vita propria e viaggiano su binari se vogliamo paralleli ma differenti, a cominciare dall’iter. Aggiungo di più: le due distinte iniziative possono risultare complementari e a un certo punto intersecarsi tra di loro.

Però bisogna fare attenzione e non sbagliare i tempi di programmazione: come ho già detto, l’iter è diverso proprio a cominciare dai tempi di realizzazione. Nel primo caso, il “Paesaggio culturale”, si parla di 10 anni; nel secondo, Unesco Global Geoparks, rispettando tutti gli “step” siamo nell’ordine di 2 anni. Quindi, logica vorrebbe che il Parco Geominerario (che ha aderito alla candidatura del “Paesaggio culturale”) si concentrasse e si organizzasse per riottenere lo “status” di Geoparco Unesco, che tra l’altro prevede e coinvolge tutta l’Isola – essendo i suoi confini il perimetro costiero della Sardegna – e non una sola porzione di territorio. Ecco che, a quel punto, avrebbe un senso proiettarsi sul “Paesaggio del Sulcis Iglesiente” caratterizzato dalla storia e cultura mineraria: non solo, ma tutto il lavoro preparatorio per l’Unesco Global Geoparks sarebbe propedeutico per integrare l’altro dossier di candidatura, considerando che i 23 Comuni della provincia fanno già parte del Consorzio. Questo per dire che la Sardegna è uno splendido mosaico, i cui pezzi del puzzle hanno ciascuno una loro peculiarità che li contraddistingue, ma che serve una “cornice” che lo tenga insieme e lo faccia risaltare e valorizzare. Vediamo quindi, almeno stavolta, di non sbagliare “cornice”…

Post scriptum: mi consenta, in conclusione, un piccolo suggerimento. Il prossimo anno organizzi un bel viaggio al Geoparco minerario Unesco delle Colline Metallifere: si renderà conto che non ha nulla da invidiare all’Alto Adige.

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