#SARDEGNA / Riesplode il caso-Rosas

Voci di chiusura a fine ottobre. Ardau (UIL-TuCS): “Subito un incontro urgente” per evitare una “seconda Orbai”. Richiesto l’intervento della Regione

con il commento di

Alessandro Baldasserini
il BloGo.com

ARDAU

Con una lettera inviata (vedi foto) l’8 settembre dal Segretario regionale della UIL-TuCS, Cristiano Ardau, riesplode il “caso Rosas”: voci sempre più insistenti danno per imminente – a fine ottobre – la chiusura del sito geominerario decisa dall’Amministrazione Comunale.

Ardau, nel chiedere un “incontro urgente” con il Comune, sottolinea come “A distanza di un anno dall’ultimo incontro la situazione complessiva del sito minerario si è aggravata, senza riscontrare apprezzabili misure e/o atti da parte del Comune e della Presidenza dell’Associazione a sua risoluzione (…). Nel sito la presenza dei visitatori è ai minimi storici e la sua attrattiva è oramai solo un ricordo”.

Il Segretario regionale ha anche allertato la Presidenza della Regione, anche in virtù degli ingenti finanziamenti profusi in questi ultimi due anni dalla RAS per rilanciare quello che veniva definito “il fiore all’occhiello” del Sulcis Iglesiente: fondi ora messi sotto la lente d’ingrandimento per l’uso ritenuto “improprio” fatto dall’attuale Amministrazione comunale e dalla nuova Presidenza dell’Associazione che non ha sanato ma anzi aggravato la situazione finanziaria. Ardau, dal canto suo, non vuol lasciare nulla d’intentato: e, in attesa di una risposta da parte del Sindaco di Narcao che ancora latita, il prossimo 26 settembre incontrerà il gruppo consiliare di minoranza per fare il punto della situazione e illustrare le iniziative che intende intraprendere il sindacato a tutela dei lavoratori dell’EcoMuseo Villaggio Minerario di Rosas, sempre più a rischio di diventare “la seconda Orbai”.

Quando la fiction diventa realtà

di Alessandro Baldasserini

Quando, il 25 novembre 2015, titolammo “Ecco perchè Pillòla non sarà confermato Commissario del Parco Geominerario” (il suo mandato sarebbe scaduto il successivo 4 marzo 2016), il Professore replicò con arguta e sarcastica sicumera: “Che bella fiction! A quando la prossima puntata?”. La “puntata” successiva (e finale) andò in… onda l’11 marzo 2016, con il Decreto ministeriale che sollevava Pillòla dall’incarico nominando al posto suo l’avvocato Francesco Mascia. Fu così che il prof. realizzò che quella di #GO non era una fiction bensi una “anticipazione” della realtà. Come, peraltro, ben sanno anche Agus e Pignatelli: a cui anticipammo in tempi non sospetti, nel 2019, la “Sardexit Unesco” prima e il commissariamento del Parco poi…

Lo ricordo perchè identica (e incauta) reazione hanno avuto Sindaco e Vice di Narcao quando, il 7 gennaio 2022, abbiamo preannunciato quella che sarebbe stata la sorte a cui sarebbe andato incontro l’EcoMuseo Villaggio Minerario di Rosas: “Non leggo racconti fantasy”, fu il commento di Antonello Cani. Orbene, giunti i nodi al pettine, verrebbe semmai da definire “fantasiosa” la gestione del sito geominerario intrapresa fin qui da lui, il suo vice e dal Presidente dell’Associazione: come ribattezzare, altrimenti, l’utilizzo dei fondi regionali destinati (anche) a saldare le pendenze dei lavoratori per pagare le parcelle degli avvocati per opporsi alle loro ingiunzioni di pagamento? Oppure l’aver unilateralmente rinunciato al cantiere ex ATI-Ifras (attrezzato e pagato con i fondi della Regione) che garantiva la manutenzione del sito? E potrei citare altri esempi come questi, ma è meglio soprassedere per carità di Patria.

La realtà è che, fin dall’inizio, il loro scopo era quello di rendere Rosas una “seconda Orbai”, facendosi forti della “sponda” offerta loro dalla passata (e sciagurata) gestione del Parco Geominerario della Sardegna: e quando si sono resi conto che sciogliere l’Associazione era complicato, e avrebbe potuto creare seri grattacapi anche di natura legale, hanno adottato la tattica della “lenta consunzione”: lasciar andare alla deriva il Villaggio, togliendo un poco per volta “l’acqua al pesce” appesantendo la situazione finanziaria, così che soffocasse da solo. E approfittando dello stato di stallo in cui è costretto in questi giorni il vertice del Parco Geominerario per le note vicende, con il quale i rapporti non sono così idilliaci come con il precedente. Del resto, a dirlo non sono io ma Cristiano Ardau: “A distanza di un anno dall’ultimo incontro la situazione complessiva del sito minerario si è aggravata, senza riscontrare apprezzabili misure e/o atti da parte del Comune e della Presidenza dell’Associazione a sua risoluzione”.

Se l’idea è quella di tenere aperto il solo Museo, chiudendo tutti gli altri servizi di accoglienza (magari con la pia illusione di darli in gestione a privati: Orbai non ha insegnato proprio nulla…), sperando di continuare a incassare i 150.000 euro della Regione, ebbene se la possono pure togliere dalla testa: semmai, così facendo, Rosas rischia di perdere lo “status” di far parte del Sistema Museale Regionale (nonchè Nazionale). E anche il Parco Geominerario farebbe bene a darsi una svegliata e – lo dico a malincuore – a smettere di continuare a fare il pesce in barile come se la cosa non lo riguardasse.

Il motivo è molto semplice: se, per caso, i libri dell’Associazione dovessero finire in Tribunale, potrebbe esserci l’eventualità che venga sollevata la questione del “procurato fallimento” (e, trattandosi di fondi pubblici, anche quella di danno erariale). E a essere chiamati in causa sarebbero i soci: sia quelli che l’avrebbero procurato, sia quelli che non hanno fatto nulla per evitarlo…

E questo non è un “fantasy”, semmai un “horror”: però reale. Per info, citofonare Prof. Pillòla.

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