#EOLICO / La questione energetica della Sardegna

Il primo intervento nel dibattito sollevato da #GO

di Daniele Pani* e Valeria Atzei**

(*Coordinatore provinciale e **Segretaria di Iglesias del PSI)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Direttore,

La Sardegna produce attualmente 13,5 Gigawatt a fronte di un fabbisogno energetico di 8,4 Gigawatt: ciò significa un surplus pari al 39% a cui tuttavia non corrisponde alcun beneficio, dato che la bolletta energetica dell’Isola risulta essere la più cara d’Italia.
E’ vero che il 75% di questa produzione deriva da impianti termoelettrici alimentati da combustibili fossili (carbone e petrolio), e ciò indubbiamente pone un problema per il futuro imperniato sulla transizione ecologica ma, come abbiamo già visto, essa – per quasi il 40% – non serve tanto al fabbisogno dell’Isola quanto a integrare quello nazionale.
Va altresì sottolineato come, già oggi, la Sardegna produce 2,3 Gigawatt da fonti rinnovabili, in un mix tra eolico (1,1 GW), fotovoltaico (0,7 GW) e idroelettrico (0,5 GW). Premesso che – nel quadro di un Piano Energetico Nazionale omogeneo e coordinato, che tuttavia ancora manca – sia ritenuto indispensabile ampliare e potenziare questa produzione da fonti “green”, va comunque aggiunto che la nostra Isola già contribuisce in maniera significativa a questa produzione: nello specifico, riguardo all’eolico, lo fa nell’ordine del 10% su scala nazionale, a fronte infatti di una produzione globale pari a 11 Gigawatt.
Ora, da notizie e comunicati apparsi sulla stampa, si apprende che il Ministro dell’Ambiente fissa – per la sola Sardegna – l’obiettivo di sviluppare tale produzione con ulteriori 6 Gigawatt: tanto per far comprendere la dimensione di tale progetto, essi corrispondono al 20% della produzione energetica che la Francia trae dalle sue centrali nucleari.
Di fronte a questa prospettiva, non ci si può non porre alcuni interrogativi: in primo luogo, come si inserisce tutto ciò nel quadro di un armonico progetto globale nazionale che al momento brilla per la sua assenza; quali sarebbero i reali benefici e le effettive ricadute sul nostro territorio, al netto di un ulteriore consumo e depauperamento delle nostre terre contrassegnate da aree archeologiche, archeo-industriali e naturalistiche, zone protette in ambito SIC, oltre a quelle a vocazione agricola che dovrebbero semmai essere destinate per una filiera agroalimentare di qualità, e che rappresentano il nostro principale patrimonio paesaggistico e ambientale, culturale e identitario, che spinge ogni anno milioni di turisti da tutto il mondo a visitare la Sardegna malgrado le note problematiche derivanti dal sistema dei trasporti da e per l’Isola.
Assistiamo in questo periodo a un abnorme proliferare di affastellate e inesplicabili richieste di autorizzazioni e concessioni per nuovi impianti da installare praticamente su tutto il territorio della Sardegna compreso il nostro water-front, in aree marine dal delicato ecosistema e di incomparabile e invidiata bellezza. Il tutto senza un filo logico, un’armonica prospettiva d’insieme e senza tener conto del tessuto socioeconomico delle varie realtà.
Dai primi conteggi risulta che, sommati tutti questi progetti, si arriverebbe a una produzione tale da soddisfare il fabbisogno energetico di 50 milioni di persone: praticamente, quasi l’intera popolazione italiana! Non può, a questo punto, non sorgere il dubbio – per non dire sospetto – di essere di fronte all’ennesimo e subdolo tentativo di “colonizzazione” dell’Isola per soddisfare altrui “appetiti” ed esigenze. E, a tale proposito, assume nuovo significato il progetto “Tyrrenian Link”, che sembrerebbe destinato non a importare bensì esportare l’energia prodotta in Sardegna.
Tutto questo nell’imbarazzato silenzio della Giunta Regionale che alimenta l’equivoco: non può passare inosservata, per esempio, la lenta ma progressiva dismissione del nostro sistema idroelettrico, che pure potrebbe contribuire – e non poco – alla valorizzazione del nostro comparto agroalimentare oltre che alla produzione di energia “pulita”. E, a livello nazionale, desta perplessità che non si tenga conto delle notizie che – proprio in questi giorni – giungono dagli Stati Uniti: dove, venendo meno gli incentivi statali, molte multinazionali stanno rinunciando alla realizzazione di progetti nell’ambito dell’eolico off-shore, arrivando a pagare penali milionarie pur di sottrarsi dall’impegno sottoscritto (vedi #GO: #FOCUS / La crisi dell’eolico USA apre nuovi scenari per il settore). Il che induce a pensare che la vera “energia” che alimenta il motore di questi progetti siano proprio questi ricchi “incentivi”: che qualcuno vorrebbe mettere in conto al popolo sardo. Mellusu passai e fai atra cosa…

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