#TURISMO / Le fatiche di Erqole

Un grande progetto “superlusso” ed ecosostenibile in salsa svedese per il rilancio di Porto Ercole: ma siamo proprio sicuri?

di Alessandro Baldasserini>

I presupposti per un romantico romanzo in stile “Collana Harmony” ci sono tutti: c’è la giovane (e ricca) coppia straniera, in vacanza in Italia, che scopre le meraviglie dell’Argentario, se ne innamora e decide di farne il proprio buen retiro, compra una villa e – già che c’è – progetta d’insediare un Hotel della catena di famiglia (anzi, facciamo due) della categoria “superlusso”, rigorosamente green e “sostenibili”, entrambi affacciati sull’ammaliante baia onusta di storia e fascino; c’è il borgo dolente e sonnacchioso che di questa storia e fascino porta ormai soltanto le stigmate, rimembrando i fasti mondani del tempo che fu; ci sono i politici locali e regionali pronti, srotolando il tappeto rosso, a squillare le fanfare e sventolare gli stendardi al passaggio dei “nuovi mecenati” – così chic e così svedesi (sono passati più di 60 anni ma il “mito svedese” in Italia tira ancora, vedi l’Ikea) – portatori di sviluppo e posti di lavoro. E, infine, c’è l’informazione “pret a porter” (dare un’occhiata al sito della società) che come un sol uomo e con innegabile sprezzo del ridicolo pubblica lo stesso comunicato stampa spacciato per “articolo”. Ne ho contati 22: cambiano solo i titoli e, in taluni casi, neanche quelli…

Intendiamoci: ben vengano gli investitori stranieri; ben vengano, soprattutto, se ciò serve – finalmente – a instaurare un nuovo modello basato sullo snellimento burocratico e sugli incentivi (a patto, ovviamente, che ne possano usufruire anche gli imprenditori locali), come sottoscritto nell’accordo di un anno fa tra la società Qarlbo Srl (controllata dalla Qarlbo AB “colosso” dell’hotellerie deluxe), Regione Toscana e Comune di Monte Argentario, per un progetto che già nella presentazione esibisce tutte le tonalità del glamour che più glamour non si può. Due Grand Hotel (per un totale di “9 Stelle”, 4 uno e 5 l’altro) ricavati il primo dalla ristrutturazione del caro vecchio “Don Pedro” dalla spettacolare vista dall’alto – inaugurazione fissata già per questa primavera: sono previsti 105 addetti – e il secondo nella ex fabbrica (pardon, d’ora in poi Fabbriqa) della Cirio, a pelo d’acqua con le annunciate banchine d d’attracco per chi vorrà arrivare via mare e sbarcare direttamente nella reception. Mentre per i “terrestri” è previsto un parcheggio all’ingresso di Porto Ercole dove trasbordare su comode “navette” ovviamente elettriche che li condurranno a destinazione. E pazienza se il Don Pedro si trasmuterà ne La Roqqa: in fondo, anche la società ha cambiato nome, che ora è Erqole. Già, perchè la “Q” è il suo marchio distintivo: una “Q” stilizzata, lineare, che ricorda i contorni di una fortezza. Un omaggio ai Forti  spagnoli che dominano dalle alture il porto. Ma per il resto, via i ricordi ingialliti dal tempo e bando alle nostalgie: Porto Erqole si proietta nel futuro, dove “Risvegliare il corpo, stimolare la mente e riempire l’anima” (e, soprattutto, “portare ricchezza al territorio”). Perchè, garantisce la brochure, la priorità è “Sviluppare luoghi che diano un contributo positivo e duraturo alla comunità e al nostro pianeta”. Vaste programme, avrebbe detto il Generale de Gaulle.

Messa così, e leggendo gli entusiasti articoli (cioè, il comunicato stampa) dell’informazione nazionale e locale, c’è solo da comprare i pop-corn e sedersi per vedere lo spettacolo promesso. Poi, però, la curiosità prende il sopravvento e ti costringe a spulciare oltre la dorata patina. E ti accorgi, per esempio, che finora – come riporta l’ANSA – “non è stato reso noto l’ammontare dell’investimento”, anche se Erqole garantisce che li rafforzerà “con l’aiuto di Invest in Tuscany” (e cioè la società “in house” regionale a capitale pubblico). Che dovrà, tra l’altro, “impegnarsi a cercare potenziali partner della società (per inciso, una Srl) a sostegno del progetto”. Per fortuna che “Il Sole 24 Ore” fa il suo lavoro (l’unico giornale che non ha pubblicato il comunicato stampa “copia e incolla”): così, veniamo a sapere che per La Roqqa (un 4 stelle “in un’atmosfera di celebrazione, energia e gioia, in una location che gode di una vista unica. Un laboratorio di prodotti dell’artigianato locale, una ‘roof top terrace’ dove gustare cocktail d’autore e specialità culinarie toscane”, per 55 tra camere e suites) l’investimento previsto “si avvicina agli 8 milioni di euro”; mentre per Fabbriqa (il 5 stelle con una cinquantina di camere e centro benessere) “si aggira intorno i 30 milioni”. Peccato che quest’ultimo progetto “è ancora di là da venire”, considerato che ha già dovuto subire diverse modifiche sulla base delle osservazioni della Soprintendenza e ancora manca il “via libera” circa la conformità al Piano Paesaggistico. Insomma, la Fatica di Erqole non è ancora finita. Mentre la penultima delle 12 leggendarie “Fatiche di Ercole” prevedeva di cogliere (eufemismo di rubare) tre mele d’oro dal Giardino delle Esperidi. Per evitare il drago Ladone, Ercole allora propose al titano Atlante di reggergli il cielo che teneva sulle spalle il tempo necessario al titano per prendere i tre frutti dalla pianta, ma quando questi fu di ritorno rivelò ad Ercole di non essere più disposto a riprendersi il cielo sulle spalle. L’astuzia di Ercole fu di fargli notare che, se ora spettava a lui l’onere di reggere il cielo per mille anni (così come aveva fatto in precedenza il titano), avrebbe avuto bisogno di un aiuto per sistemarselo meglio sulle spalle; Ercole chiese così ad Atlante di tornare a reggere la volta del cielo ancora per un momento, attese che questi lasciasse a terra le mele rubate e che momentaneamente gli sollevasse il cielo e, dopo aver riavuto le proprie spalle libere, legò il rivale per raccogliere le mele e scappare. Pare che poi Atlante si sia lamentato, dicendo che quella era stata una vera presa per il Q. 

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