#LoDiceTunis / L’Etica della Politica: la Passione e l’Orgoglio

“Riflessioni in Libertà”

di Gianfranco Tunis

(Con questo articolo Gianfranco Tunis comincia la sua collaborazione a #GO-il BloGo.com)

Il nostro Direttore di #GO, Alessandro Baldasserini, tempo fa mi disse: “Dai scrivi. In fondo cosa ti costa? Hai piena autonomia e tutto il tempo che vuoi. Comincia a scrivere i ricordi sul tuo periodo storico”.

Certo, lui la fa facile. Per me scrivere è un progetto anche se fa bene. Potrei uscire, perder tempo o andar a Rosas, o in pizzeria; invece, forse perché mi sento lusingato, mi metto a riflettere su ciò che è stato il mio tempo e provo a scrivere grato alla vita che mi lascia la possibilità di affrontare questa “sfida”. I miei ricordi vanno subito ad una stagione dove c’era davvero la “Politica”. Allora anche i ragazzi erano impegnati a difendere le nostre idee, la nostra visione della Società. Era quello il tempo dei confronti e degli scontri anche se con gli avversari non venne mai meno la stima e la considerazione. C’era l’orgoglio della appartenenza, l’esistenza di ideali diversamente manifestati, una espressione di sensibilità e di desiderio di sviluppo. Allora esistevano due grossi schieramenti: la DC e il partito social comunista e io, non per spirito di fazione o di animosità contro nessuno, ma perché mi sembrava un bel partito, preferii militare nella DC. Mi sono iscritto che avevo 17 anni e, da subito, ho fatto vita di sezione, ho attaccato manifesti e mi scontravo in piazza con gli avversari. Allora, sia gli uni che gli altri erano molto tenaci e non era facile dialogare. All’avvicinarsi delle elezioni, in seno alle famiglie, nascevano immancabilmente dei malumori. Poca gente comprendeva le finalità della politica, andava ai comizi come ad uno spettacolo, e i giorni delle elezioni sembravano quelli della festa di San Nicola. Naturalmente, i due partiti grossi cercavano di rovinarsi a vicenda la Festa, ricorrendo anche a banali accorgimenti pur di mettere a disagio l’avversario. C’era chi ostentava di non voler passare sotto gli striscioni della DC e per giungere alla piazza, la vera Agorà del tempo, doveva fare un giro molto lungo. Invece, le donne democristiane di una certa età, la domenica del voto, all’uscita della prima messa, si recavano tutte in massa a votare per impaurire gli avversari. Anche il continuo intervento dei “pettegoli” di professione contribuiva a tener desto l’interesse e la animosità delle parti. Il lunedì mattina, i rappresentanti di lista degli schieramenti in campo prendevano nota di coloro che non avevano ancora votato. Era una corsa contro il tempo per portare al seggio gli infermi e persino i moribondi. Del resto, non ci si poteva permettere di sprecare neppure un voto che poteva essere decisivo per la vittoria dell’uno o degli altri. Era una altalena continua carica di tensione, un continuo alternarsi di allegria e di paure. Ora è tutto più arido, convenzionale e tecnicamente burocratico, senza anima per la politica, quella vera. Ecco perché, ancora oggi, vado subito col pensiero al tempo della DC. Fu quello il tempo di tutti noi, allora giovani, con le nostre speranze, con i nostri slanci e con le nostre passioni che hanno assicurato vitalità alle Istituzioni democratiche. Purtroppo, oggi si intravede un riflusso della politica, una crisi delle Istituzioni molto insidiosa che lascia trapelare un tessuto sociale intriso di odio e di invidie. Le funzioni di Sindaco vengono ora esercitate da “boni homines” che sembra detengano un peso ed una influenza molto limitata rispetto ai Sindaci di allora. I mutamenti delle regole elettorali hanno introdotto motivi di incertezze gestionali e hanno messo in crisi il potere decisionale. In questa fase, per interpretare quel ruolo, occorre nell’eletto maggiore personalità per vincere le resistenze di quegli attori che seppure non legittimati dal voto popolare, oggi possono condizionare gli amministratori eletti.

Un discorso a parte merita la burocrazia. Qui sono diverse le cause delle opposizioni al mutamento. Tra queste vi è l’opposizione interna ai margini di potere e di discrezionalità che si sono ritagliati i funzionari e l’alta burocrazia dei Comuni. Dall’altra, una nuova riforma elettorale, non può più deresponsabilizzare quei funzionari senza affrontare le difficoltà della riconversione. Le novità giuridico costituzionali che si vorrebbero introdurre possono rivelarsi sterili se i contesti entro cui devono operare non si adeguano per tempo. Una delle caratterizzazioni di assetto di governo municipale potrebbe divenire quella di tipo “presidenziale” o a preminenza dell’esecutivo. Queste evenienze però ci porterebbero molto lontano e di continuare a scrivere, per oggi, non se ne parla proprio. Penso che approfondiremo in seguito.

Un commento

  1. Grazie Gianfranco, il Suo è un contributo importantissimo nell’epoca di lungo e preoccupante decadentismo che viviamo da tempo, in cui molto spesso l’attività politica è praticata da uomini e donne “mediocri” (come affermava Dante riferendosi all’amministrazione di Firenze) e non dai “migliori” uomini e donne, espressione della società civile.

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